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venerdì 26 febbraio 2010

Gli Ogm sono tra noi (Ancora proibiti nei campi, ma già legali sulla tavola degli italiani)



Riporto un brano di un recente articolo di Tommaso Cerno riguardante gli O.g.m.
L'articolo è anche pubblicato in chiaro quasi interamente in Rete.

Ogni anno negli allevamenti italiani si consumano quasi 4 milioni di tonnellate di soia transgenica, un quarto del fabbisogno totale. Stessa cosa vale per il mais, pur in percentuale minore. Numeri sconosciuti ai più, che circolano solo fra gli addetti ai lavori. Così come pochi sanno che con quegli stessi animali si producono anche i grandi marchi Dop del made in Italy: dal Parmigiano al Grana, fino al prosciutto di San Daniele. Senza bisogno di scriverlo da nessuna parte, senza l'obbligo di informare chi compra. È così che l'Ogm si diffonde, fa concorrenza all'agricoltura tradizionale, si infiltra nella nostra dieta. Sì, perché lo scontro che vede l'agguerrito ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, schierato per il no alle colture biotech, riguarda solo il divieto di seminare mais e soia ottenuti in provetta. Ancora proibiti nei campi, ma già legali sulla tavola degli italiani.


IL FALSO OGM-FREE
Dalla stalla al piatto il passo è breve. Anche se non sembra. Se fai un giro fra gli scaffali dei supermercati l'etichetta Ogm, in effetti, è molto rara. La si trova ogni tanto sull'olio di semi per friggere. E poco altro. Ma le cose non stanno proprio così. Le multinazionali commissionano sondaggi continui e sanno bene che l'80 per cento degli italiani si schiera ancora contro i cibi transgenici. Magari senza sapere bene di cosa si parli, visto che quattro adulti su dieci non conoscono nemmeno il significato della sigla. E così i brand mondiali preferiscono non rischiare e restare sotto soglia. Tanto, fino allo 0,9 per cento di concentrazione nelle merendine, nei crackers, nel lievito o nella panna di soia, come di ogni prodotto in vendita in Italia, sulla confezione non serve scrivere Ogm.

Fino ai prodotti bio come il tofu, che spadroneggia nelle bioteche. Nel 2008 il ministero ha controllato un migliaio di alimenti e il 4,3 per cento risulta positivo al test: è vero che spesso l'Ogm presente è al di sotto della soglia dello 0,9, ma in molti obiettano che l'esistenza di un limite tecnico sotto il quale non si vede la mutazione non è garanzia che quella mutazione sia irrilevante. Non solo: i furbetti del transgenico si moltiplicano quando i controlli si spostano alle frontiere. Sui Tir in ingresso, un campione di alimenti su 10 presentava tracce di Ogm. Tantissimi. Anche il ministero parla di "riscontro significativo ", eppure i controlli restano insufficienti: solo 54 durante l'anno. "È per questo che chiediamo l'etichettatura completa dei prodotti su carni, formaggi e derivati. Il consumatore deve sapere tutto su ciò che acquista e mangia. È una mancanza grave di trasparenza ", spiega ancora Altroconsumo: "I controlli sono difficili, lunghi e ancora troppo pochi per avere la certezza che quello che finisce in tavola sia davvero Ogm free". Le Asl ci stanno provando. Già nel triennio 2009-2011 si prevede di intensificare le verifiche, soprattutto alle ex dogane da cui proviene il grosso degli alimenti a rischio. Anche perché se in Italia produrre Ogm è vietato, in Europa siamo circondati: Spagna, Repubblica Ceca, Portogallo, Germania, Slovacchia, Romania e Polonia coltivano regolarmente mais transgenico. Migliaia di ettari, destinati ad aumentare negli anni.

IL VENTO DEL NORD
Doveva adeguarsi anche l'Italia e sdoganare l'agricoltura transgenica. La firma dell'accordo Stato-Regioni per definire i paletti era attesa a fine gennaio. Invece dal ministro Zaia è arrivato un altro rinvio. Troppi dubbi sulle linee guida per la coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate. In altre parole non c'è accordo su come impedire che i semi transgenici contaminino i campi ancora al naturale. Così da Vivaro, un paesino alle porte di Pordenone, è partita la sfida al governo. La guida un contadino friulano, Silvano Dalla Libera, che ha spento il trattore e s'è rivolto al giudice. Ricorsi, controricorsi fino al Consiglio di Stato che gli ha dato ragione: è un suo diritto seminare mais Ogm e il ministero dovrà autorizzarlo entro il 19 aprile. Una bomba a orologeria per Zaia, in corsa per la poltrona di governatore del Veneto, che promette di impugnare la sentenza e fermare il contadino biotech pronto, invece, a seminare il primo campo Ogm al confine fra Veneto e Friuli. Con lui altri mille soci di Futuragra, forti di un sondaggio Demoskopea che dimostrerebbe come da quelle parti ben il 53 per cento degli agricoltori si dica pronto a seguire l'esempio: "Ho dovuto arrivare a 63 anni per farmi il primo campo transgenico. Negli Stati Uniti vidi con i miei occhi la soia Ogm già 20 anni fa e mi dissi: dove vogliamo andare con le nostre zappe?", racconta Dalla Libera che ha inviato una lettera aperta al premier Berlusconi. Il Friuli Venezia Giulia resta a guardare. L'ex governatore Riccardo Illy s'era detto favorevole nel 2005 all'avvio delle sperimentazioni, pronto a divorare una polenta transgenica alzando un calice di vino. Così farà anche il successore Renzo Tondo del Pdl: "Non vedo contraddizioni fra la tutela del prodotto locale e l'Ogm. Possono avere spazi e funzioni diversi. Da una parte coltiviamo l'alimento di qualità, dall'altra Ogm, magari per produrre energia alternativa. Zone separate, regole, rispetto reciproco".

Il problema di Tondo non sarà tanto il vento elettorale, che soffia in poppa alla Lega contraria al suo progetto. Quanto la brezza di montagna. Perché dal campo di Silvano Dalla Libera i semi di mais Ogm voleranno dappertutto, dando avvio anche in Italia alla “ contaminazione” che Coldiretti denuncia come rischio globale. Basta farsi una cinquantina di chilometri verso il mare. A Fossalon, nella laguna di Grado, Massimo Santinelli coltiva soia biologica. È titolare della Biolab e da vent'anni commercia tofu nel Nord-est. "La mia soia è naturale al 100 per cento, effettuo controlli alla semina, durante il raccolto e sul prodotto finito. Se danno il via libera ai campi Ogm, non potrò più avere certezze. Chi risponderà dei danni?". Nessuno lo dice. Anche perché il rovescio della medaglia è che i contadini-tech sono pronti a fare altrettanto. E chiedere un risarcimento di 200 milioni di euro se lo stop agli Ogm rovinasse il loro raccolto: "La contaminazione? La subiremo noi, quando le piante robuste e perfette verranno contaminate da mais malato". Si annuncia battaglia. Anche perché Federconsumatori è pronta a ricompattare la coalizione anti-Ogm che già nel 2007 si mobilitò per indire un referendum.


(Brano tratto da http://espresso.repubblica.it/dettaglio/gli-ogm-sono-tra-noi/2120663/12)

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