nuc

martedì 31 agosto 2010

Bentornati ragazzi




Bentornati ragazzi

Ulteriori tagli al personale, riforma delle superiori e limiti alla presenza straniera. Ecco le principali novità dell’anno scolastico 2010-2011. Ma l’eco delle contestazioni risuona nelle piazze.

On line il: 31 agosto 2010


Vai


(da Terra - Quotidiano di informazione pulita)

MANIFESTAZIONE “NO AL NUCLEARE, SI' ALLE ENERGIE RINNOVABILI”



dal Comitato Antinucleare di Legnago e Basso Veronese

Blog







Sabato 4 Settembre Lido di Venezia

67° MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA

MANIFESTAZIONE “NO AL NUCLEARE, SI' ALLE ENERGIE RINNOVABILI”


APPUNTAMENTO alle ore 16.30 all'imbarcadero ACTV di S. Maria Elisabetta al Lido di Venezia dove si accoglieranno le “Motonavi No Nucleare” partite da Chioggia alle ore 15.00 e da Venezia Tronchetto.

Corteo Happening ore 17.00 con percorso S. Maria Elisabetta, Granviale, Lungomare Marconi fino al Palazzo del Cinema. Scioglimento manifestazione entro le ore 20.30

La manifestazione è promossa dalla Rete Veneta Contro il Nucleare di cui il nostro Comitato è co-promotore. (Protocollo 3/1/76 della Questura di Venezia).



ORGANIZZIAMO LA NOSTRA PARTECIPAZIONE DA LEGNAGO:

RITROVO ore 12.30 di sabato 4 settembre davanti la sede di Legambiente Legnago in via XXIV Maggio n. 10, Legnago. Partenza per Chioggia ore 12.45 (precise!) con auto private.

Arrivo previsto a Chioggia ore 14.30; parcheggio ed avvio a piedi all'imbarcadero. La partenza in motonave da Chioggia è prevista alle ore 15.00.

Dopo la manifestazione ritorno in motonave a Chioggia. Rientro a Legnago.

PER USUFRUIRE DELLA MOTONAVE E' NECCESSARIO PRENOTARE. IL COSTO E' DI 10,00 €.

SEI ANCORA IN TEMPO PER PRENOTARE:
scrivi a questo e.-mail: lp@vronline.it (o telefona ai recapiti).

Portiamo bandiere, striscioni, colori, slogan e fantasia, ma non sono ammesse insegne di partito.



ADESIONI

Tutte le organizzazioni venete (associazioni, comitati, partiti, sindacati, ecc.) che condividono l'appello sono invitate ad aderire.



ALLA MANIFESTAZIONE SARANNO DISPONIBILI LE BANDIERE ANTINUCLEARI

La bandiera antinucleare ad una sfilata di moda a Parigi.
Video No nuke fashion a Parigi 'Logomania revisited' by Geoffrey Small - Parigi luglio 2010



PASSAPAROLA !


--------------------------------------------------------------------------------


"NO AL NUCLEARE DA TUTTI I BALCONI".
ESPONI ANCHE TU LA BANDIERA ANTINUCLEARE!
Dai un segno visibile della tua opposizione al piano del Governo.
E poi mandaci la foto che le raccogliamo qui

Per acquistare la bandiera è sufficiente un contributo di 7 euro. Contattaci!
- IL GERMOGLIO 'alimenti bio' Via Salieri, 16, Legnago -
- Luigi Patuzzo (Gigi) (Bovolone): tel. 0457102689
- Lino Pironato (Legnago): fax 044221142 - e.-mail lp@vronline.it -

venerdì 27 agosto 2010

'Manuale per vivere meglio'





CITTADINIECOLOGISTI.IT ha pubblicato un nuovo articolo dal titolo:
'Manuale per vivere meglio'


Nel corso degli ultimi decenni, in quasi tutto il mondo «sviluppato», i redditi da lavoro dipendente hanno subito una riduzione di circa dieci punti percentuali di Pil a favore dei redditi da capitale e dei compensi professionali.
L'aumento delle differenziazioni salariali e la diffusione del precariato ha reso questa redistribuzione ancora più iniqua, moltiplicando la schiera [...]

Puoi visualizzare questo articolo alla pagina:
http://www.cittadiniecologisti.it/2010/08/manuale-per-vivere-meglio/

lunedì 23 agosto 2010

Schegge di una vita usa e getta in Atlantico un’isola di plastica







Ricerca

Schegge di una vita usa e getta in Atlantico un’isola di plastica

Lo studio della Sea Education Association è durato 22 anni, esaminati 64.000 campioni

Un’isoladi rifiuti, con un diametro
di 1000 miglia. Uno studio
durato22 anni documenta l’esistenza
anche in Atlantico di una
zattera formatada detriti di plastica
alla deriva. Piccoli frammenti
che uccidono il mare.


di Marina Mastroluca



Quest’estate hanno provato a misurarla. Una missione scientifica ha navigato ad est delle Bermuda, ma non è riuscita a segnare il confine: a perdita d’occhio un mare di plastica. L’Atlantico come il Pacifico, dove già era stata scoperta una spessa zattera di frammenti, che si addensano in vere e proprie isole galleggianti. Ventidue anni di osservazione, 64.000 campioni prelevati in 6100 punti diversi sono approdati alla conclusione - pubblicata su Science - che una gigantesca chiazza di detriti di plastica si è stabilmente posizionata anche nel Nord Atlantico fluttuando su una superficie stimata di mille miglia di diametro, dove è rimasta intrappolata dalle correnti. Frullato tossico Le analisi hanno dimostrato che si tratta per lo più di frammenti molto piccoli: grandi quanto la gomma da cancellare che spesso si trova sulle matite. Per raccoglierli e analizzarli sono state usate reti a maglia fitta, con una luce di appena 0,3 millimetri. È quello che resta di oggetti più grandi, un trito della nostra vita quotidiana usa e getta. Frammenti di flaconi di shampoo e bottiglie di plastica, di bicchieri e rasoi, di posate e confezioni per alimenti. Frantumati e ridotti ad una granella irriconoscibile, che non dice più nulla della loro vita precedente e della loro provenienza ma rappresenta una minaccia persino maggiore di frammenti più grossi, perché gli animali scambiano i detriti per cibo e li ingoiano. Dagli uccelli marini, al plancton, ai grandi mammiferi marini, nessuno è esente dal rischio. «Non sappiamo con certezza che cosa avvenga a questa plastica. Ma chiaramente gli organismi viventi non sono progettati per mangiare plastica», dice Kara Lavender Law della Sea Education Association, che ha coordinato la ricerca condotta con la Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) e l’Università deelle Hawaii e che nell’aprile scorso aveva anticipato qualche dato sullo studio pluriennale. La gran parte dei campioni è costituita da propilene e polipropilene, ultilizzati per produrre una grandissima varietà di oggetti. È un materiale più leggero dell’acqua e quindi rimane in superficie. È molto probabile che plastiche più dense giacciano invece nelle profondità del mare, dove la loro presenza è meno visibile e il recupero virtualmente impossibile - Greenpeace stima che il 70% delle plastiche sia inabissato. Discariche di profondità, invisibili ma non per questo meno nocive alla vita degli organismi marini. Per questo il fatto che nel corso del tempo la concentrazione dell’isola di plastica secondo la ricerca sia rimasta pressoché costante, non viene letta necessariamente come una buona notizia. «Bisogna stare attenti con l’interpretazione dei dati. Una spiegazione è che i frammenti siano diventati tanto piccoli da passare attraverso le maglie della rete e potrebbero essere ancora sulla superficie dell’Oceano», spiega Kara Lavender Law. Un’altra spiegazione è che i detriti più piccoli, appesantiti dalla crescita di materiale biologico sulla loro superficie, siano affondati. Non si vedono, dunque, ma sono lì, pronti a finire nella catena alimentare o a degradarsi in composti tossici. Le dimensioni dell’«isola» di plastica atlantica sono considerate simili a quella rintracciata nel Pacifico, la Grande Chiazza di Rifiuti (Great Pacific Garbage Patch) anche se confrontare i dati non è facile. Nella gigantesca pattumiera tra California e Hawaii, un grande vortice formato dalle correnti, due volte il Texas, fluttuano 200.000 frammenti per chilometro quadrato. «I rifiuti stazionano al centro della spirale con una tale concentrazione che ci sono sei chili di plastica per ogni chilo di plancton», secondo Greenpeace. E la stessa concentrazione è stata trovata nell’«isola» dell’Atlantico. Dall’inizio della ricerca nell’86, si stima che il consumo mondiale di plastica sia aumentato del 500%, basta dare un’occhiata a che cosa buttiamo ogni giorno per rendercene conto. Ogni anno vengono prodotti circa 250 milioni di tonnellate di plastica e meno del 5% viene riciclata. Quanto spesso ci chiediamo dove vada a finire il resto?


21 agosto 2010
pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 24) nella sezione "Esteri"



L'articolo è leggibile on - line, in "chiaro" (Pdf)

lunedì 16 agosto 2010

Petrolio e veleni / Il Mare Nostrum rischia di diventare Mortum



Petrolio e veleni
Il Mare Nostrum rischia
di diventare Mortum

150mila tonnellate di combustibile gettato in acqua ogni anno, poco a poco
Dall’agricoltura intensiva e dagli scarichi industriali affluiscono sostanze
chimiche che uccidono pesci e alghe. In più. cicche di sigaretta e plastiche



Il dossier
RACHELE GONNELLI


Tartarughe e delfini
Almeno centomila
muoiono soffocati
dai sacchetti di plastica



Rinunciare al sushi di
tonno, ripulire a mano
spiagge e arenili da bottiglie
di plastica e cicche
di sigaretta, residui
di bivacchi, rottami portati dalla risacca,
evitare gli scarichi a mare di
ogni genere. Qual è la lista delle cose
da fare concretamente per evitare
che il Mediterraneo muoia? Per
scongiurare che figli e nipoti non
abbiano più la possibilità di pescare
un’arsella affondando le mani
nella sabbia dell'Adriaticoo di vedere
un branco di delfini dal traghetto
per le isole greche. Un mare caldo
come un brodo, con pochi pesci
e tante meduse: è questo che ci
aspetta irrimediabilmente a causa
dell’inquinamento e del surriscaldamento
globale?
Ogni anno nel «mare nostrum»
vengono gettate 150mila tonnellate
di petrolio. Nontutte insieme come
nel caso della Bp, con piccole e
medie chiazze che poi si sedimentano
in catrame sul fondale. Sono il
risultato delle micro collisioni tra
petroliere, delle perdite nei porti e
del criminale risciacquo delle stive
a mare per non aspettare il proprio
turno in banchina. Quanto a petroliere,
siamo sull’Autosole del mare:
il 30% del traffico mondiale passa
nelle acque del mare più inquinato
del mondo, mare chiuso e con un
lento ricambio dall’oceano Atlantico.

Più nere che blu sono oggi le onde
solcate un tempo dalle triremi
greche e romane. È chiaro che oltre
al petrolio, gran parte dell’inquinamento
marino dipende dalle sostanze
chimiche immesse attraverso
i fiumi dall’agricoltura invasiva e
dagli scarichi industriali. Ma anche i
comportamenti individuali incidono
sui grandi numeri.
Soltanto le cicche di sigaretta - in
base ad un recente studio dell’Enea
diRoma- spente nella sabbia o direttamente
buttate dalle barche, sono il
40% dei rifiuti tossici presenti nel
Mar Mediterraneo. Le bottiglie di
plastica sono il 9,5%, i sacchetti di
plastica l’8,5. Le cicche - gli italiani
ne disperdono nell’ambiente 72 miliardi
l’anno, è stato calcolato - sono
particolarmente dannose perché
contengono 4mila sostanze nocive e
cancerogene, hanno un filtro che
non si decompone facilmente e viene
spesso ingerito dai pesci più grandi.
Eppure non vengono percepite
come rifiuto particolarmente inquinante
da chi le getta.

A Minorca nelle Baleari, riserva
mondiale della Biosfera decretata
dall’Unesco, nelle spiagge più belle
come quella di S´Albufera des Grau,
all’ingresso, i visitatori vengono muniti
di un apposito portacenere in
cartone da gettare poi in cassonetti
differenziati all’uscita. Ma la pratica
non è diffusa in Italia, tanto meno in
Grecia o in Turchia. Quanto ai rifiuti
in plastica ogni anno un milione di
uccelli marini e 100mila tra delfini e
tartarughe muoiono per aver ingerito
buste di plastica e altri rifiuti in
sospensione.
In attesa di un cambio totale di
mentalità che renda le abitazioni e
le attività umane, turismo incluso,
più sostenibili per l’ambiente, i Paesi
che si affacciano sul Mediterraneo
hanno adottato vari protocolli di salvaguardia.
Ci si basa sulla Convenzione
di Barcellona - a cui non tutti i
Paesi rivieraschi hanno aderito, ma
la maggior parte - ed è una specie di
Onu del mare basata sul principio
«chi inquina paga», sulla cooperazione
tra le diverse sponde del Mediterraneo
e sulla promozione di tecnologie
pulite e aree di rispetto della biodiversità
marina. Nella sua ultima
sessione biennale, sulla base di uno
studio biennale finanziato anche dallaComunità
europea, sono state individuate
le «aree di speciale protezione
e interesse ambientale», zone di
particolare pregio dal punto di vista
della biodiversità, in acque nazionali
e internazionali, che gli Stati dovrebbero
ora tutelare. Si chiamano in sigla
Spamis, Specialy Protected Areas
of Mediterranean Importance, tra
cui il Santuario dei mammiferi marini
tra Genova e le coste francesi.
Ma nessuno Stato all’ultima riunione
dei ministeri dell’Ambiente a
giugno a Istanbul ha alzato la mano
per attuare dei piani di gestione integrata.
Risultato: la loro efficacia resta
sulla carta. Le potenti lobby armatoriali
dei porti come Genova, Livorno
e Marsiglia e anche della nautica
da diporto hanno finora evitato, ad
esempio, una normativa che impedisca,
controlli e sanzioni gli scarichi a
mare delle navi. Invece la salvaguardia
vera di queste aree potrebbe permettere
la rinascita di ecosistemi ormai
in grave pericolo. Polmoni per
un Mediterraneo vivo.


L'articolo di Rachele Gonnelli è leggibile on - line, in "chiaro", sull'Edizione Nazionale del 13-8-2010

mercoledì 4 agosto 2010

VACANZE AL MARE? Dell'olio quest'anno non c'è bisogno



Da Greenpeace

VACANZE AL MARE?
Dell'olio
quest'anno non c'è bisogno



Ciao,


ecco l'immagine che abbiamo scelto per augurarti buone vacanze! In tempi di ferie tutti – noi per primi – pensiamo ad acque cristalline e spiagge incontaminate. La realtà, purtroppo, è che i nostri mari sono sempre più minacciati dalle esplorazioni petrolifere. L’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico e, a distanza di pochi mesi, di due oleodotti nel porto di Dalian in Cina sono solo gli ultimi episodi di un dramma che sembra non finire mai.

Grazie ai nostri team sul posto abbiamo documentato - con immagini che hanno fatto il giro del mondo - il catrame denso e viscoso che investiva le coste della Louisiana e avvelenava i pellicani, e gli operai cinesi, durante le operazioni di pulizia, completamente immersi nel petrolio, senza nessuna protezione. La soluzione a tutto questo è una: abbandonare il cammino delle energie fossili e investire con decisione in energie rinnovabili.


SCARICA E INVIA LA NOSTRA CARTOLINA "BUONE VACANZE"


SOSTIENI ORA GREENPEACE