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lunedì 25 ottobre 2010

«Se sparisce una specie rischia anche l’uomo»




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«Se sparisce una specie rischia anche l’uomo»

di Stefano Miliani



Possiamo fare molto anche da cittadini. Per salvare la tigre, le altre specie a rischio, la natura e alla fine dei conti il genere umano. Massimiliano Rocco è responsabile del Wwf Italia per le specie. La tigre è minacciata dalla riduzione del suo habitat, la deforestazione, magari per coltivare. Come conciliare la difesa del felino in zone molto povere? «Con il turismo. È una fonte di reddito inesauribile. Guardiamo a parchi nazionali come il Corbett in India o il Citwan nel Nepal. Basti dire che il felino, tra indotto e o meno per l’avvistamento, vale un giro da centinaia di migliaia di dollari. Il discorso è integrare le comunità locali nell’economia legata alla tigre, far sì che sia una leva economica come l’orso per il nostro Parco d’Abruzzo». Perdere una specie cosa significa? «È la perdita di una ricchezza, etica ma è anche un serio pericolo per l’uomo. Stiamo perdendo la biodiversità, cioè la variabilità genetica, e bisogna sapere che moltissima farmacopea negli ultimi anni è legata a principi trovati in piante particolari. Come il Prunus Africana per la prostatite, dal Congo. Se lo sfruttiamo troppo, come facciamo, e non lo gestiamo, poi sparisce». Qual è la strategia del Wwf per salvare la tigre? «Si articola in tre punti. Primo: lavorare a livello culturale ed etico affinché non si usino più, come accade soprattutto nel sud-est asiatico, pelli, ossa e altre parti del corpo del felino. Secondo punto: tutelare e conservare le foreste ancora esistenti e collegare le varie aree affinché siano collegate per gli animali, perché le popolazioni che restano isolate col tempo spariscono. Terzo punto: contrastare direttamente sul campo il bracconaggio, oggi ci impegniamo nell’organizzare squadre anti-bracconaggio in tutto l’areale della tigre insieme ai governi e alle autorità locali, ma per realizzare questo programma servono milioni di euro». Dall’Italia, e dalle sue istituzioni, che sostegno avete? «Zero. Eppure consumiamo molto da quelle zone, olio di palma, legno, polpa di cellulosa, favorendo la distruzione delle foreste. Sfruttiamo senza pensare al domani, senza una politica di aiuti o sostegni per gestire quelle risorse». Da cittadini si può fare qualcosa, oltre che rispondere alla vostra campagna? «Certo. Non comprare le merendine con olio di palma, oppure prendere solo parquet certificato. E sono solo due esempi».

ROMA smiliani@unita.it

22 ottobre 2010

pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 37) nella sezione "Inchiesta"

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